La nuova via della seta

Dell’argomento “Belt and road initiative” si è detto molto ultimamente e in tanti si sono cimentati in giudizi più o meno degni di attenzione, alcuni decisamente assurdi o viziati da pregiudizi. La nostra società, che opera in modo diretto con la Cina e tutta l’area dell’Estremo Oriente fin dal 5 ottobre 1994, non vede nulla di negativo nel coinvolgimento cinese legato al Porto di Trieste, al contrario.

L’attitudine commerciale internazionale della città e l’iniezione di capitali stranieri sono elementi già ben radicati da queste parti; basti pensare al coinvolgimento della svizzera MSC quale azionista di maggioranza del Terminal container Molo VII, alla proprietà turca della società che gestisce il Terminal Ro-Ro EMT del Molo VI o la proprietà danese dei traghetti della Un Ro-Ro da parte del gruppo DFDS. Da amministratore che da quasi cinquant’anni opera nell’ambito portuale ci tengo anche a ricordare che per quanto riguarda i cinesi non si tratterebbe di una novità, bensì di un gradito ritorno.

A metà degli anni ottanta, pochi se lo ricordano, diverse società cinesi avevano trovato nel Porto Franco e nel suo status extra-doganale l’ambiente ideale per l’impianto di attività logistiche distributive quali quelle della China Mini Metal e della China Arts and Craft. La China Long era titolare di concessioni demaniali, aveva un ufficio di rappresentanza e portava a Trieste, quasi settimanalmente, delegazioni commerciali in rappresentanza di società o corporazioni cinesi, il tutto sotto l’attenta supervisione dell’allora Ente Autonomo del Porto. Che fossero attività in anticipo sui tempi lo dimostra il rinnovato interesse di questi mesi. Per convincere gli scettici, inoltre, sembra evidente che le tutele e le garanzie nei confronti dei lavoratori, delle società locali e del rispetto delle regole del mercato siano più solide rispetto al passato; è entrata in vigore da tempo la legge sulla riforma dei porti n. 84/94 con tutte le successive modifiche ed integrazioni, oltre ad essere stati ratificati i decreti attuativi, che tra le altre cose attribuiscono ampi poteri al Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale MAO (dove MAO è l’acronimo di Mare Adriatico Orientale !).

Il grande lavoro portato avanti dall’attuale presidenza in pochissimi anni è lodevole e ha da parte di molti addetti ai lavori un fortissimo apprezzamento. Che ben vengano quindi investimenti, siano nazionali o esteri, purché portino sviluppo economico ed occupazionale, senza retorica e pregiudizi. Per quale motivo dovremmo negare alle nuove generazioni la possibilità di avere un futuro più stimolante e migliore di quello da cui molti ancora fuggono emigrando e cercando opportunità all’estero?

Ben venga, la Silk Road che la Korman Italia percorre da anni; ci auguriamo di poterlo fare in buona compagnia.

Marino Marini